Non ha senso riportare la cronaca ufficiale, che riguarda più che altro i grandi protagonisti del Giro, e che è agevolmente reperibile negli archivi storici dei giornali nazionali con i commenti dei cronisti esperti. Piuttosto interessanti possono essere, invece, gli stralci di alcune lettere o le cartoline inviate dal Giro, che fanno meglio capire la fatica e gli stati d’animo di un Vasco gregario nel 1957.
Sesta Tappa: Loreto – Terni, 175 km
Terni, 23 – 5 – 1957
Luisa cara,
dovevo scriverti ieri, ma dopo una corsa di 235 Km [la Cattolica-Loreto], tirata a tutta birra e dopo aver lavorato parecchio per fare il gioco agli amici di squadra, non ne avevo tanta voglia. Oggi sarei nelle stesse condizioni, ma ho ricevuto la tua gentile lettera che mi porta un po’ di conforto dopo 6 giorni di fatiche… sai è veramente un inferno, tutti i giorni battaglia, oggi per favorire un attacco, domani per difenderli dagli altri, e così via, medie sbalorditive, arrivi sempre numerosi, e sarà difficile farmi notare. Oggi poi sono stato particolarmente male, salita in partenza, male alle gambe, staccato poi in ogni salita, arrischiare l’osso del collo in discesa, rientrare coi primi all’ultimo km. Questa in sintesi la sesta tappa del mio primo Giro. Per poi sentirti dire che non ti hanno mai visto davanti e che se non si lavora non si ripartiscono i premi. Non vogliono vedere i gregari arrivare assieme al capitano, oggi poi erano neri, staccato su tutte le salite (che non erano poi durissime, quelle verranno nei prossimi giorni) e all’arrivo essere coi primi!
Ho tanta nostalgia di casa Luisella cara, e dopo queste chiacchiere e qualche tiratina di collo a 45 all’ora mi vien proprio la voglia di piantar baracca e burattini e tornarmene a casa.
Ma poi penso che il peggio tornerebbe a me, e allora proviamo a tirare avanti finché va. E’ la vita, ti penso sovente specie quando mancano pochi km al culmine di ogni salita, e penso che sarebbe meglio a Rovereto… poi la discesa mi affascina e come in un vortice piombo a ridosso dei primi, come d’incanto svanisce la fatica, ripenso a te e dico: Luisa, anche oggi è fatta.
Alla sera rifacendo le fasi della corsa e pensando alla nuova fatica che mi aspetta rabbrividisco, poi tutto passa col sopraggiungere del sonno. […]
tuo Vasco