Dal sud Italia si passa al nord Europa! Appena giunto a Parigi, il 19 aprile del 1958, Vasco invia a Luisa una cartolina con il simbolo della capitale francese, la Torre Eiffel. E’ firmata anche dai compagni di squadra Aldo Moser, Eugenio Bertoglio e Giuseppe Pintarelli con i quali, il 20 aprile, partecipa alla Parigi-Bruxelles. I partiti sono 140, gli arrivati 78; ma tra questi non c’è Vasco che dopo 180 dei 287 chilometri previsti dalla gara, è vittima di una caduta ed è costretto al ritiro.
Tra questa gara e la successiva c’è un po’ di tempo, oltre che per far girare i pedali, anche da spendere come turista: una bellissima ed indimenticabile esperienza è la visita l’Atomium a Bruxelles, aperto il 17 aprile 1958, appena qualche giorno prima del loro arrivo, inaugurato in occasione della prima Expo universale organizzata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche l’Atomium, così come la Torre Eiffel (1889), doveva essere una costruzione provvisoria, ed invece diventa il simbolo di una città.
Il 22 e il 24 aprile invia ancora cartoline da Charleroi, sempre firmate anche dagli altri tre moschettieri, compagni di avventura, e giunge a Luisa anche una lettera in cui Vasco accenna alla Parigi-Bruxelles, alla fiera di Bruxelles e al capitano Moser che, scrive scherzosamente, sembra un rettore alle prese con gli alunni in gita collegiale:
Charleroi 24-4-1958
Cara Luisella,
innanzitutto voglio sperarti in buona salute, come lo è di me; ho fatto una caduta nella Parigi-Bruxelles, ma sto bene. Ieri ho fatto 200 km sul percorso di sabato, è un po’ dura. Comunque mi trovo bene e coi ragazzi si ride, ci sono tanti italiani. A Bruxelles abbiamo visto un po’ di fiera, meravigliosa! Ti racconterò un mucchio di cose quando tornerò a casa e credo, se tutto va bene, sarà per lunedì in giornata, massimo a mezzanotte. […] I giorni non mi sono passati in fretta, mi sembra di essere in gita collegiale con rettore Moser, siamo sotto il suo controllo e non ci molla! […] Ciao e bacioni,
tuo Vasco
La gara che attende Moser, Modena, Bertoglio e Pintarelli della squadra Calì-Broni Girardengo è il cosiddetto week-end delle Ardenne: Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi. A testimonianza di quanto inclemente sia il tempo e impervia la prima delle due gare basti pensare che tagliano il traguardo di Liegi solo 34 dei 165 ciclisti partiti da Charleroi. Sotto la pioggia battente che imperversa sin dalla partenza, sabato 26 aprile Vasco percorre 150 dei 235 Km della Freccia Vallone per poi ritirarsi. Ritirarsi, sì, ma a Liegi bisogna pur arrivare in qualche modo, e il suo mezzo è la bicicletta. Dopo essere stato accolto in casa da una famiglia di italiani immigrati in Belgio, che gli offre un pasto caldo e la possibilità di asciugare la maglia davanti al fuoco, inforca la bici e, annotatosi le tappe del percorso, percorre gli altri 85 chilometri che lo separano da Liegi.
In quegli ultimi chilometri Vasco pensa. Le due ruote della bicicletta diventano i due piatti della bilancia su cui Vasco pone da una parte il patire che ha appena provato assieme alla possibilità di future affermazioni; dall’altra parte la moglie da abbracciare, la paternità che in un mese si renderà concreta, un ombrello sopra la testa quando piove. Fa un bilancio. E, come dirà, se nel ciclismo non si accetta più la fatica, la dura fatica, allora significa che è giunta l’ora di mollare. E come molla lui non molla nessuno.
Vasco Modena: ha iniziato a correre nell’aprile 1948 con tanto entusiasmo. Ha smesso nell’aprile 1958 con altrettanta determinazione, senza dubbi e senza rimpianti. 10 anni esatti. Due soltanto gli anni da professionista.