1957 07 31 La dolce luna di miele / E il dado amaro

La luna di miele di Vasco e Luisa, e naturalmente della bicicletta, trascorre tra le idilliache colline austriache. Passano qualche giorno anche dai parenti di Luisa ad Andorf, nell’Austria Superiore. Mentre lei si intrattiene con la zia, Vasco prende la bici e se ne va ad allenarsi. Disorientato tra il saliscendi di strade e stradine chiede ad un contadino, un po’ in tedesco e un po’ a cenni, la direzione per il ritorno verso Andorf. Andorf? l’uomo è sbigottito e gli indica la strada per la stazione ferroviaria perché è troppo lontano per andarci in bicicletta, son più di… 100 km! gli dice. Vasco riesce infine a farsi indicare la direzione per il traffico ”su gomma” e torna da Luisa in sella.

Arriva ben presto il giorno del rientro con gli allenamenti e le gare di luglio. Ma il 31 luglio, assieme alla convocazione per il Giro di Romagna per il 4 agosto arriva un’amara sorpresa: invece delle 75.000 lire da contratto riceve un assegno di 40.000 lire! Ci sta, forse, che il mese di luglio, in cui Vasco era stato una decina di giorni in luna di miele, fosse pagato un po’ meno, dipende da cosa prevedeva il contratto. Ci sta che forse al direttore sportivo non sia piaciuta questa vacanza estiva, ma non ci sta che l’indennità rimanga alleggerita anche nelle mensilità successive. Il rapporto con la società BIF, destinata per altro a breve all’estinzione assieme al dado di magro, inizia ad essere piuttosto amaro. La società gli nega il benestare per la partecipazione al Giro di Catalogna perché vuol tutta la squadra il 1. settembre al Giro degli Appennini. Vasco tenta allora il passaggio alla Chlorodont col trentino Rolly Marchi, nelle cui fila già corrono Aldo Moser e l’amico Giuseppe Pintarelli, per non parlare del vincitore del Giro, Gastone Nencini. Ma la BIF non concede il nullaosta. Vasco prosegue il suo lavoro di corridore ciclista, ma inizia ad attivarsi per ottenere il dovuto, rivolgendosi anche a Cino Cinelli, presidente della Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (A.C.C.P.I.) che rappresenta gli interessi del ciclista verso la Federazione Ciclistica Italiana e la Federazione Sportiva Italiana, esperto quindi anche dei contatti stipulati tra corridore e società. Non esiste a quel tempo il ”sindacato” dei ciclisti professionisti a cui fare appello. Solo per farsi un’idea delle cifre in gioco: 45.000 lire sono la paga mensile media di un operaio.

Nel mese di agosto 1957 Vasco partecipa al Giro di Romagna, terza prova del campionato italiano; la domenica successiva al Circuito di Balmone a Maggiora, in provincia di Novara, dove si classifica 14°. Un paio di gare il 15 e 16 e, per concludere, il 25 del mese con il Circuito degli Assi a Lavis di Trento, a cui partecipano anche gli altri amici corridori trentini: Aldo Moser, Bepi Pintarelli e, un felice rientro, Rino Parisi (proprio quello dei duelli trentini ai tempi dei dilettanti). Vasco non sfigura, posizionandosi ottavo. Il vincitore è Aldo Moser.

Il primo di settembre una gara valevole per il campionato su strada, il Giro dell’Appennino. Con questa partecipazione Vasco si classifica al 74° posto a livello nazionale. L’11 settembre, al Gran Premio Industria e Commercio di Prato di 250 Km, prende un colpo al ginocchio destro e rimane con una doccia gessata per 40 giorni. Così si conclude per Vasco la stagione 1957.

E così si conclude amaramente l’esperienza in BIF la quale, con una velina datata 31 ottobre 1957, richiede la restituzione della bicicletta e della dotazione integrale: tre magliette, tre calzoncini neri, una tuta, un maglione, una maglia di cotone. Con intermediazioni varie Vasco riesce a ricevere dalla BIF quanto gli è dovuto relativamente alle indennità mensili: evidentemente, qualunque fosse stata la causa, la punizione era non proporzionata all’atto. Mentre per quanto riguarda la vendita di dadi Brodo Igienico Fragrante, di cui si era fatto promotore in zona, e che gli avrebbe fruttato un contributo speciale, previsto da contratto, di circa 130.000 lire, secondo le sue stime, la ditta gli rinfonde il minimo necessario per rimanere nella legalità del rimborso: 1 lira. Dei risvolti di questa situazione Vasco non racconta: soltanto in vecchiaia si lascia andare, e poco volentieri, a qualche accenno, irrigidendo il viso e lasciando trasparire che quella situazione di tensione, nonostante i molti anni ormai trascorsi, continua a mantenere uno sgradevole sapore di dado.

UNA LIRA
Vasco conserva questo vissuto biglietto da VNA LIRA. Essendo in circolazione su carta fino alla fine del 1956, è improbabile, se non per celia, che si tratti proprio della lira con cui è stato pagato dalla ditta B.I.F. a fine rapporto, ma ne costituisce una immagine simbolica.