Dopo la bella, e finalmente lunga, pausa natalizia Vasco Modena ritorna a Prato e rinnova la licenza di dilettante con il C.S.I. Coiano. Intanto a casa, in Trentino, ci si interroga sul perché Vasco non sia professionista ma corra tuttora nelle fila dei dilettanti. Che cosa gli ha impedito nel corso della sua carriera dilettantistica di operare il salto di categoria? Il grave incidente del 1953? la sfortuna sempre in agguato? il suo carattere tenace ma poco docile e non incline al compromesso? Va bene la maturità sportiva ma a 26 anni c’è davvero ancora qualche possibilità?
Che ne è di Vasco Modena?
Vasco Modena, il forte corridore di Mori. Non molti giorni addietro si vociferava in paese sul probabile passaggio del popolare corridore concittadino, Vasco Modena, dai dilettanti alla categoria superiore. Si diceva che alcuni dirigenti dell’U.S. locale e rappresentanti di una ditta produttrice di generi alimentari avrebbero avuto abboccamento con esponenti di una casa costruttrice di biciclette, la «Frejus», per guardare se c’erano possibilità di ingaggio del forte pedalatore moriano. Si è poi tirata in ballo anche l’«Atala» e si è parlato molto a proposito ed a sproposito.
Che ci siano stati degli approcci, dai tentativi a modesto livello è innegabile, tuttavia, a quel che attualmente se ne sa, non si è ancora approdati ad alcunché di sostanziale o comunque di positivo.
E’ per altro fuori discussione che il nostro Vasco ha ormai acquisito un’esperienza, una classe, una maturità tale da renderlo idoneo al grande agognato passo. Il guaio è che nel dannato mestiere del «routiers» per risolvere i problemi, in corsa o fuori della corsa, occorre oggigiorno avere dalla sua una buona dose di fortuna. La quale prerogativa è quella che appunto manca al valoroso nostro conterraneo.
Chi non ricorda il fulgido serto di scintillanti e talvolta sbalorditive affermazioni di Vasco Modena conseguite su tutte le strade d’Italia e gli apprezzamenti fatti sul suo conto dal grande Alfredo Binda e da Proietti? Ma anche negli anni d’oro, quando la scalata alla categoria dei professionisti pareva ormai soltanto una questione di tempo, tutto si è concluso con una grossa e sicuramente immeritata delusione.
Dopo lo spettacolare capitombolo durante la disputa della coppa «Campo Lomaso» (che è stato un altro formidabile tiro giocatogli dalla più cieca delle sfortune, giacché l’atleta conduceva la corsa solo, con due minuti abbondanti di vantaggio sulla muta dei più immediati inseguitori ed era giunto ormai a due o tre chilometri dal traguardo finale) e dopo la dolorosa rinuncia a militare sotto i colori del sodalizio nero-verde, Vasco ha un po’ tardato a ritrovare se stesso e la necessaria fiducia nei suoi mezzi. Ma si è trattato soltanto di una temporanea eclissi, di una oscura parentesi.
Nella decorsa stagione ciclistica del 1955 infatti, sotto i colori del Gruppo Sportivo Coiano di Prato (Toscana) Modena non ha deluso. Benché ancora perseguitato dalla sfortuna, con compagni di squadra ed in un ambiente del tutto nuovi, e nonostante il riacutizzarsi del dolore al braccio precedentemente fratturato nella gara di Campo Lomaso, Modena ha ugualmente sfoderato alcune zampate di classe vincendo due competizioni ed ottimamente piazzandosi in altre.
La sua carriera di sportivo e di ciclista serio, forte, irriducibile, i suoi luminosi successi costituiscono una patente di notevole valore; che in ogni caso merita di essere presa nella dovuta considerazione. Modena in una squadra ufficiale di professionisti, o comunque negli isolati indipendenti può e deve andarci a finire come il suo ex compagno di squadra, il roveretano Pintarelli, che da lui fu sempre battuto.
Guido Boninsegna