1953 12 26 Prematura fine di stagione / Ed ora?

Finisco così la stagione 1953 e al momento non so se potrò iniziare a correre nuovamente, ma è un fatto, ogni qualvolta un fattore negativo mi costringeva a smettere, una forza quasi misteriosa mi costringeva a reagire.
Fu così anche questa volta, dimenticato l’incidente (anche se mi rimaneva il ricordo segnato dalle ferite e una paralisi al radiale) mi misi di buona volontà e sicuro di guarire colle cure assidue del dott. Morandi e le premure della buona Severina, e venti giorni a Passo di Resia ospite dei signori Marinone, ne contribuirono alla mia quasi totale guarigione.

Oltre alle riconoscenti citazioni di Vasco verso il dottor Aldo Morandi, l’infermiera Severina e la convalescenza in montagna, sul finir dell’anno, ospite dei signori Marinoni, non possiamo dimenticare un sentimento che per pudore e riservatezza non viene riportato, cioè quello che sta nascendo verso la bella Luisa, conosciuta in Polsa in giugno, che si è premurata, come tanti altri, di fargli più volte visita. Tant’è che a Santo Sfefano, dopo soli tre giorni che è a Passo di Resia, le manda una lettera piena di nostalgia.

Giorno dopo giorno Vasco cerca di riprendere l’uso della mano sinistra, dapprima stringendo le dita attorno ad una pallina di gommapiuma, aiutando il movimento col l’uso della mano destra, finchè la mano non risponde alla sollecitazione e riesce a fare in autonomia il movimento. Poi è il turno di una pallina più dura, in gomma. La tenacia che Vasco aveva in bicicletta ora è tutta concentrata su quel braccio, su quella mano. Ogni occasione è utile per un esercizio e nei gesti quotidiani è sempre la mano sinistra che deve aver la precedenza. Con il passare dei mesi il bicipite sotto l’area occupata da una bianca cicatrice riprende tono e la mano sinistra acquista una presa anche più salda della destra.

Essere caparbio serve anche a guarire, alle volte.